Dopo il CENSIS tocca all’OCSE mettere il dito sulla piaga

Leggiamo da “Il Sole 24 ore” del giorno 11/12/2024: “Ocse: un italiano adulto su tre comprende solo testi brevi. Rapporto sulle competenze. Nei tre domini (alfabetizzazione, calcolo, problem solving) complessivamente il 26% si trova ai livelli più bassi. Italia fanalino di coda a livello internazionale.

In Italia esiste (e va affrontato) un problema di competenze, che rappresenta un freno a produttività e innovazione. Da noi, infatti, oltre un adulto su tre – parliamo non solo di studenti ma di persone in piena età da lavoro tra i 16 e i 65 anni – ha ottenuto punteggi piuttosto bassi nelle capacità di lettura e matematiche”. Ebbene, a questo punto, anno dopo anno, dopo tanti anni ci si aspetterebbe qualche cenno di cambiamento, una leggera scossa politica per affrontare un problema arcinoto da tempo. E’ e resta una inutile attesa, per un semplice motivo: la politica scolastica dei Governi della nostra Repubblica dagli anni sessanta/settanta del secolo scorso ad oggi è impostata sulla conservazione strutturale, dell’edificio scolastico ( i vari ordini e gradi di scuola, gli anni di entrata-uscita da scuola, l’impostazione di studi del professore e la carriera del professore nella scuola). I cambiamenti hanno riguardato soltanto aspetti di manutenzione, conservando l’identico edificio di settanta anni fa. Le competenze dei docenti e gli stipendi hanno avuto incrementi in ordine di ritocco e niente altro: la formazione dei docenti fino a pochi anni fa era puro volontariato. Il quadro degli impegni dei docenti, dalla istituzione degli Organi collegiali non hanno avuto nemmeno ritocchi. Come potrebbe un edificio pericolante e mal governato produrre formazione per i giovani?

Vanni Savazzi weblog