Il botteghino dell’impiegatino qualsiasi

Un accordo sulla parte economica del nuovo contratto per il personale della scuola è stato raggiunto, dicono le cronache. L’importo dell’aumento di stipendio spetta come sempre in base a due criteri: 1) quanti anni il dipendente è stato a scuola (stare al mondo è anche utile); 2) il grado di scuola in cui lavora il dipendente (vuoi mettere lavorare in scuole con bambini/e fino a 10 anni oppure con ragazzoni/e di almeno 13 anni?). L’incremento stipendiale si aggira a un centinaio di Euro o giù di lì, niente di diverso dai contratti precedenti, ma sul contratto che affronta la quantità pesa sempre la situazione economica del Paese e in questi tempi occorre stare con i piedi per terra, anche se con i dipendenti della scuola in tempi migliori i piedi sono sempre stati in terra. Tornando al rinnovo contrattuale nazionale per la scuola, la parte normativa sarà rinnovata successivamente, ma avrà ritocchi e basta, si macina lo stesso grano sempre, guai a trovarsi complicazioni!
Ora sulla parte normativa ed economica insieme la quantità è molto semplice da contrattare, talmente semplice che si risolve in pochi attimi. I tempi sono difficili d’accordo, ma proprio perchè quantitativamente difficili, ci si potrebbe anche sforzare di avviare qualche briciola di pensiero sulla qualità. Qualità del lavoro nella scuola?? Se questa domanda si ponesse in una qualsiasi sede contrattuale scolastica susciterebbe ire funeste. Ma vediamo in silenzio e di nascosto da sindacati e amministrazioni di fare qualche provocazione. Attualmente nella nostra realtà, insegnare in scuole di estrema periferia di metropoli oppure insegnare in una tranquilla cittadina senza disoccupazione o quasi con i migliori servizi ai cittadini ha lo stesso merito economico per sindacati (che nemmeno si sono mai posti il problema) e Ministero, che forse nemmeno studia questi dati. Insegnare in una classe di scuola con situazioni difficili e portare a diploma i propri studenti con un miglioramento di competenze e di risultati molto alto e accertato dalle scuole o università nel ciclo successivo in cui si sono iscritti o dalle aziende in cui hanno trovato lavoro non dovrebbe essere in ogni caso, sempre e in ogni luogo la stessa cosa senza porsi nemmeno un piccolissimo dubbio. Concordare degli obiettivi rilevabili e raggiungere o mancare tali obiettivi non può essere la stessa cosa, fatte salve le ragioni per cui non si sono raggiunti. Al contrario, è stato così nei tempi passati da almeno un ventennio, è adesso così ai nostri tempi e in queste ore per il Ministero e i sindacati, è proprio così: qualsiasi lavoro fatto benissimo o fatto malissimo è uguale, non vale nulla, non conta nulla, contrattualmente parlando. Il problema della qualità è molto difficile da affrontare, difficilissimo da risolvere, ma è indegno non prenderlo nemmeno in considerazione. Il problema della qualità del lavoro non può essere rifiutato consapevolmente, volontariamente da rappresentanti dei lavoratori. Con la digitalizzazione e le innovazioni di sistemi informatici è possibile rilevare, riordinare e gestire milioni di dati di qualsiasi origine, è possibile rilevare i flussi e i cambiamenti storici dei dati per impostare i dati di partenza per impostare il problema della qualità. E’ giustamente necessario affrontare la gestione dei dati del funzionamento delle scuole in collaborazione concordata con Università e con imprese specializzate in materia. Perchè allora non iniziare a studiare un sistema a database su cui mettersi a ragionare per impostare una bozza del problema da gestire contrattualmente? Nessuna risposta è mai stata così semplice: perchè nessuno lo vuole affrontare il problema della qualità, tantomeno da parte sindacale che è una associazione di parte basata su schemi ideologici pre-costituiti e perchè parte minoritaria dei loro iscritti vogliono mantenere il sistema dell’impiegatino con la sua quota minima di aumento fisso ogni cinque anni. Ma nemmeno lo Stato lo vuole perchè i partiti temono di perdere voti e hanno disinteresse al miglioramento del sistema istruzione. Questa è una mia bozza di ipotesi ed è basata semplicemente su un dato di fatto certo: sulla qualità del lavoro da remunerare e proteggere della scuola è mai sta presa nemmeno in considerazione, questa struttura di contratto per il personale della scuola è rimasto tale da sempre. E così i nostri impiegatini, così concepiti dai loro datori di lavoro e dai loro rappresentanti di categoria, pur non essendo assolutamente tali, perchè in grande maggioranza sono professionisti seri e preparati, sopportando di avere stessa paghetta della minoranza che non ha tali qualità, sperano di invecchiare bene per avere incrementi stipendiali. Altra barriera ad avviare il sistema della qualità contrattuale è concordato a forza nel contratto di Istituto: qualche riconoscimento in più viene assegnato pur sempre a quasi tutti, stando bene attenti a non distanziare troppo i riconoscimenti perchè con il merito ci si può scottare. Con il contratto di Istituto si deve poi stare ben attenti a non gratificare chi ha cura della propria formazione in itinere, perchè la formazione in servizio è un diritto, non un obbligo (questa è la ideologia sindacale), secondo la logica del mediocre, tantomeno un obbligo siglato nel contratto interno. Per i sindacati un eventuale premio di formazione contrattato tra dirigente scolastico e i docenti della sua scuola è una gravissima bestemmia.  

Vanni Savazzi weblog