Quali orizzonti di lavoro per i giovani nei prossimi decenni?

Le ricerche e gli studi pubblicati negli ultimi hanno messo in evidenza la crescente distanza tra l’offerta di figure professionali, titoli di studio, le competenze i generale e la domanda del mondo del lavoro nel breve termine. Nel medio-lungo termine poi i 3/4 dei lavori attualmente sul mercato modificheranno profondamente il proprio asset fino a scomparire per lasciare il posto a nuove figure e a nuove competenze e persino alcune attuali e diffuse forme contrattuali non saranno più sul mercato. Inoltre, il grado/livello di istruzione sarà determinante per lavorare: sarà questo l’aspetto determinante, più importante per avere le migliori e maggiori opportunità di lavoro. Sono questi dati noti da tempo, non stiamo dicendo novità, stiamo riportando semplicemente il già noto. Se, inoltre, aggiungiamo gli ampi spazi che la pandemia sta producendo molto rapidamente e profondamente nel mondo del lavoro, abbiamo altri elementi che ci impongono forti sensibilità per comprendere i cambiamenti a cui stiamo andando incontro. Tuttavia, questi aspetti sembrano non trovare grande attenzione presso chi ha responsabilità politiche per incidere sulla struttura e configurazione del mondo dell’istruzione e della formazione dal gradi medio fino alla specializzazione universitaria. Scarsa e debole attenzione per riconfigurare programmi, curricoli formativi delle scuole superiori e percorsi di laurea, superficiale motivazione a studiare progetti di riforma profonda del mondo scolastico, idee innovative per dare nuove tracce e nuove forme di rapporto tra scuola e mondo del lavoro, intenzioni di investimento strutturale di laboratori e aule delle sedi scolastiche e di riconfigurare le competenze e le specializzazioni del personale docente e tecnico delle scuole. Insomma, non siamo soltanto già in ritardo con i tempi, che potrebbero essere ridotti se ci fossero scatti rapidi tra progettazione di riforma e attuazione concreta, ma non siamo ancora entrati nella consapevolezza del problema: abbiamo ancora lo sguardo troppo basso, oltreché debole e pigro, per intravedere gli orizzonti anche non lontani.

Vanni Savazzi weblog