A scuola si impara ad imparare?

Di questi tempi della scuola si parla molto sia per le scelte di iscrizione, sia per le indicazioni ministeriali circa nuove materie da inserire nei programmi. Pertanto, sono i tempi adeguati e non urgenti, pur sempre ineludibili per affrontare anche l’argomento dell’intelligenza artificiale a scuola, considerando anche l’impatto che l’IA sta esercitando su tanti settori delle società, del lavoro e della scienza. L’IA sta determinando anche resistenze e timori nelle persone, nei giovani e nelle società, pertanto la scuola dovrebbe recepire questi dubbi per avviare un percorso di educazione e didattica nell’ambito delle diverse materie di carattere culturale, umanistico e scientifico. Non mi pare si debba rincorrere in fretta l’esigenza di acquisti di grandi computer e altri strumenti, ma si possa avviare un indirizzo centrato su ricerche approfondite di alcuni argomenti, di ricerche basate sulla ricerca-studio, sulla didattica della domanda per cercare risposta e approfondire un determinato aspetto anche nell’ambito di tutti gli indirizzi, delle del curricolo. Un laboratorio di “imparare a imparare” potrebbe aprire tutta una serie di argomenti e domande di affrontare al fine costruire punti fondamentali su come si impara, sul proprio personale “stile” di apprendimento. Sono argomenti che potrebbero favorire la determinazione e la voglia di cercare dentro se stessi, nella propria mente i nodi che portano al sapere, la curiosità di ampliare e comprendere le proprie conoscenze, di come si impara e si arriva al risultato. Lo studio metodico dei punti fondamentali di una ricerca porta a comprendere poi l’applicazione di questi nodi su una macchina e capire i passaggi fondamentali che portano al risultato cercato e quelli che possono portare all’errore.

Vanni Savazzi weblog