Di recente il Ministro dell’Istruzione e del Merito ha comunicato che la lettura della Bibbia e il Latino entreranno nei programmi delle scuole del primo grado (se non erro). Immediata la reazione di esperti, studiosi e dell’opinione pubblica in generale. Sulla lettura della Bibbia e sull’insegnamento del Latino personalmente non avrei nulla da obiettare: lo studio dei testi classici e della lingua latina sono le radici della nostra storia e della nostra cultura. Non approfondisco le motivazioni di questo consenso, perché ritengo sufficiente l’argomento precedente. Ciò che lascia perplessi sono modalità e tempi: come per altre proposte (vedi il cosiddetto 4+2) si esce con comunicati alla stampa e alle reti digitali accompagnati da sintetiche motivazioni e informazioni a distanza di qualche settimana da una notizia all’altra, poi si danno risposte altrettanto sintetiche alle domande di giornalisti e, infine, si attende la reazione del mondo dell’informazione e del popolo del web. D’accordo che, dato l’annuncio, al Ministero ci si metterà subito al lavoro per mettere in atto quanto è stato comunicato, sui tempi di avvio prima di tutto, poi sugli orari, sulla scelta del personale e sulla formazione del personale poi finalmente si penserà agli studenti, sulla obbligatorietà o sulla scelta e sui programmi specifici, su metodi e ricerca. Forse, sarebbe meglio studiare per bene queste scelte in tutti gli aspetti e poi annunciare, informare nel migliore dei modi tutto il quadro di aggiornamento agli studenti e alle famiglie. Impossibile questa procedura: perché? Semplicissima la risposta, è l’annuncio che conta al di sopra di tutto e di tutti, è l’annuncia che fa effetto, che coinvolge e attrae il popolo del web, il popolo che riceve dalla persona direttamente la notizia. E’ la notizia improvvisata. È lo spot che seduce il ricevente e lo attrae in immediato. Per spiegare il futuro e dare motivazione a tutto il valore del percorso, per tutto il resto concreto ci si penserà più avanti…
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