L’attuale sistema formativo per i ragazzi dai tredici ai diciotto anni è in forte ritardo per formare nuove competenze per il lavoro del prossimo futuro. Difficile aspettarsi grandi riforme in questo momento e soprattutto molto distante un cambiamento in metodologie, nuovi ambienti e flessibilità nei tempi di studio e di laboratorialità, in approcci diretti nelle aziende innovative. Non parliamo, poi, di un cambiamento di nuove forme di linguaggi digitali da inserire in programmi delle discipline vecchio stampo. Forse, uno strappo a forme didattiche ancora ferme a vecchi modelli può arrivare da un coinvolgimento più ampio e costruttivo degli studenti nelle esperienze di laboratorio e nell’uso dei linguaggi digitali, in cui sono molto spesso più competenti costruiti nella pratica quotidiana e nelle idee impostate al funzionamento di macchine. Forse, esperienze di questo tipo sono già in sviluppo e andrebbero esposte in nuovi percorsi con progettazioni tra scuole in verticale (tra classi finali e iniziali anche di ordine/indirizzo diverso) e in orizzontale in team di progetto a classi aperte. Una sorta di riforme dal basso più agili e più flessibili, anziché riforme dall’alto, a cui servo anni, per non dire decenni, prima di arrivare nei porti di approdo.
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