Addio a un grande maestro di letteratura

«La memoria è la facoltà piú singolare della mente umana. «Capire» e «fare» («intelligenza» e «azione»), per quanto complicati da difficoltà d’ogni genere, sono contraddistinti da uno svolgimento sostanzialmente lineare e da una quasi totale subalternità al compito o all’obbiettivo che ognuno dei due, di volta in volta, si propone di assolvere o di raggiungere. Ma la memoria è molto meno prevedibile e molto meno motivata da una necessità di tipo razionale. Non si ricorda solo in funzione di qualcosa: assai spesso si ricorda solo per ricordare; e si ricorda non solo quello che si vuole ricordare, ma anche ciò che non si avrebbe nessuna intenzione di ricordare, anche ciò, persino, che non si prevedeva di poter ricordare, perché fino a un momento prima non lo si ricordava affatto, anzi, era, nel senso letterale del termine, scomparso del tutto nell’abisso della memoria e dunque non se ne poteva neanche sospettare l’esistenza, anzi la preesistenza e la per-sistenza». Alberto Asor Rosa

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