Il futuro negato e il futuro da progettare

In merito al grave problema dell’abbandono degli studi da parte di ragazzi e giovani, le rilevazioni ISTAT recentemente pubblicate mettono in evidenza alcuni punti molto significativi: a) “sebbene il desiderio di lavorare degli Elet (Early Leavers from Education = abbandono precoce degli studi) italiani sia ben più alto del resto d’Europa (46,5 per cento a fronte di una media europea del 34), le possibilità sono scarse e solo un ragazzo Elet su tre riesce effettivamente a trovare un’occupazione”; b) “La quota di Neet aumenta al diminuire del titolo di studio: tra coloro con licenza media il 63,9 per cento è Neet, tra i diplomati il 42,4 per cento e tra i laureati il 32,4 per cento.”;   c) “in Italia abbiamo un livello di abbandono degli studi molto alto, soprattutto per gli uomini, e, nonostante i ragazzi siano tendenzialmente più desiderosi di trovare un lavoro rispetto ai coetanei europei, faticano a trovarlo.” La distanza progressiva accumulata nel tempo tra i giovani e lo studio, le competenze, il lavoro, l’inclusione sociale e il proprio futuro, in estrema sintesi, ha raggiunto livelli molto alti, difficilmente sanabili in tempi medio-brevi. Una reazione immediata di questo problema potrebbe essere quella di andare a cercare le motivazioni e le cause nelle trasformazioni del mondo giovanile nel mondo contemporaneo, ma tali reazioni immediate porterebbero fuori strada e lo studio della mente giovane e delle sue nuove aspettative non porterebbe risultati utili per affrontare e risolvere il problema. Le cause sono tutte concentrate, a mio parere nelle scelte dei responsabili e dei decisori delle non-riforme e delle riforme per segmenti distaccati, per brandelli del sistema formativo (innalzamento obbligo scolastico senza alcuno sbocco di formazione di competenze per intraprendere la propria vita lavorativa, tanto per citare uno dei brandelli banali in vigore del percorso formativo) distaccato dal sistema economico e dal lavoro territoriale e globale. Le cause sono tutte determinate dalla trascuratezza e dalla ignoranza della esistenza di un dato del problema determinato da una visione politica arretrata, impreparata, priva di virtù morali e di cultura ed eticamente distaccata dal senso di valore del futuro per i giovani e il Paese. La grettezza e la pochezza delle decisioni imposte dai nostri amministratori del funzionamento dello Stato per offrire un sistema formativo in grado di dare futuro alle nuove generazioni sono la causa principale, fondamentale, la causa genetica dello strappo imposto alle nuove generazioni al proprio futuro. Non sono da dimenticare, in ogni caso, altre cause che hanno condiviso e condividono in continuità lacune e visioni arretrate e aride dei cambiamenti del mondo. Pensiamo a: 1) ritardi, lentezze, limiti nei confronti del mondo imprenditoriale, professionale, artigianale da parte degli Istituti scolastici, che spesso non hanno mai offerto fiducia, apertura, intenzioni collaborative e proposte concrete verso il mondo reale; 2) approcci spesso sfiduciati e antagonisti senza ragione da parte dei genitori verso le attività formative della scuola e le persone stesse di educatori e dirigenti. In questo modo, gli studenti e i giovani più deboli si sono trovati forse spaesati e senza orientamenti futuri nella propria mappa di vita e nel proprio paesaggio presente. Ebbene, dopo avere pensato a lungo e in profondità ai dati del problema, dopo avere tentato di interpretare la lettura dei dati descritti nell’introduzione, sarebbe cosa buona e giusta non perdere altro tempo e avviare un forte impegno verso la progettazione di proposte operative per rimuovere barriere e per ripartire condividendo percorsi comuni pensando con impegno al futuro dei giovani.

Vanni Savazzi weblog