Gli immeritevoli sul merito

Il merito preoccupa i politici perchè potrebbe ritorcersi contro di loro, essendo essi profondamente immeritevoli in qualsiasi ambito e in qualsiasi compito di loro pertinenza. Vediamo allora di ragionarci intorno. Innanzitutto è ingiustificabile il rifiuto di affrontare il cuore dell’argomento “merito” nella scuola. L’attacco furibondo e irrazionale all’uso di questo termine nelle menti non ingentilite di cultura da parte di politici di sinistra è fondato principalmente su infondati schemi ideologici più che logico-razionali. I nodi del problema si fondano su alcuni argomenti. 1) la nozione etimologico-concettuale prima di tutto è molto semplice e del tutto chiara. Dal vocabolario Treccani il merito è “ciò che una persona riesce a ottenere o è degna di avere in virtù delle proprie capacità”, “In genere ha senso positivo e indica il diritto che con le proprie opere o le proprie qualità si è acquisito all’onore, alla stima, alla lode, oppure a una ricompensa”. Il merito non crea disparità, non è la causa della disuguaglianza. Nessuno studente è privo di capacità e le capacità migliori di uno studente producono sempre meriti e questo non genera disuguaglianza.  2) Il sistema educativo, la scuola della diseguaglianza è una realtà, ma è una realtà generata dal potere di governo, dal fallimento di politiche rivolte al sociale e non dal mancato riconoscimento o dalla trascuratezza del merito agli individui, agli studenti; è proprio la politica che ha trascurato la scuola e ha prodotto la scuola della diseguaglianza; non è il merito a creare distanza e disuguaglianza, è la scuola italiana riguardo a tutti gli aspetti: strutture, investimenti, formazione dei dirigenti e dei docenti. 3) La questione scolastica italiana è grave, ma non è stata generata da un discorso sul merito. Vediamo. Le capacità individuali si apprendono a scuola e si manifestano in tutte le attività, nelle attività in cui occorrono conoscenze, competenze e approcci, forme mentali imparate e praticate in laboratori; tutti gli studenti imparando manifestano meriti. Per questo l’insegnamento a scuola è determinante per fornire e migliorare conoscenze e competenze e formare e migliorare atteggiamenti, per imparare ad imparare. L’insegnamento a scuola si produce a cura di insegnanti preparati. Per insegnare bene è necessario prima di tutto formare docenti. La formazione iniziale dei docenti per l’accesso all’insegnamento e la formazione dei docenti in servizio sono state profondamente e continuamente trascurate sotto la pressione sindacale mediante i contratti di lavoro che giudicano la formazione in servizio dei docenti un diritto e non un dovere: un vero e proprio dispregio per la formazione, una profonda ingiustizia che crea e mantiene la diseguaglianza tra gli studenti e nella società. Le disuguaglianze sociali non sono mai state sanate dai governi che hanno guidato lo Stato: il demerito delle ideologie politiche è totale, profondo e sistematico-continuo. Il risultato reale e concreto delle azioni e delle scelte politiche dei Governi in tutti questi anni hanno prodotto risultati ineccepibili e dimostrabili: a) la scuola italiana produce conoscenze e competenze degli studenti al livello più basso degli studenti europei e non solo; il sistema formativo italiano produce il più alto tasso di giovani che non studiano e non lavorano in tutto l’Occidenti. Allora i politici che hanno guidato i Governi dello Stato italiano nell’ultimo mezzo secolo dovrebbero rendere conto dei risultati che hanno prodotto le loro politiche, anziché elucubrare banalità sul concetto costituzionale del merito.

Vanni Savazzi weblog