Cambiare nome non produce intelligenza

Nelle organizzazioni politiche (ma non solo..) di qualsiasi epoca e di qualsiasi paese, dopo un fallimento di risultati, di obiettivi, di performances si avventano i professionisti del saccheggio, gli specialisti di terapie eziologiche, i professionisti del “sapere come fare”, gli stregoni del'”io lo sapevo” e i vendicatori nel dimenticatoio. Tutte le dichiarazioni post-fallimento di questo manipolo di malpensanti convergono in una unica direzione di pensiero per creare cambiamento, per far discendere dal cielo una nuova organizzazione vincente: è necessario sciogliere/distruggere l’organizzazione, il suo nominativo e i suoi apparati, è necessario cambiare connotati dei leader e dei dirigenti che hanno portato-a/causato la sconfitta. Le sentenze di tal fatta intendono affermare nella loro illogicità che è sufficiente una semplice, ancorché immediata azione di sostituzione di soggetti/organismi/nomi-di-soggetti/nomi-di-organismi per produrre intelligenza, efficienza di funzionamento e grandi performances in tutte le direzioni e in tutti i luoghi. Purtroppo, per questi post-sapienti le cose nel nostro mondo non si costruiscono, non si fanno, non si determinano così. Purtroppo per questi post-sapienti nel nostro mondo il cambiamento è determinato dall’intelligenza e dalla volontà dell’uomo, è determinato dalle azioni concrete e dai prodotti dell’intelligenza dell’uomo, da quella intelligenza che proprio questi post-sapienti dimostrano di non avere. Le bassezze intellettive non hanno mai prodotto sapere, non hanno mai dato benessere nel mondo. Pertanto, per i responsabili delle organizzazioni che hanno fallito i propri obiettivi sarebbe bene mettersi a pensare, studiare, analizzare, programmare nuovi indirizzi per il miglioramento dei risultati. In ogni caso, chi non è in grado di produrre intelligenza è bene provvedere alla sostituzione.

Vanni Savazzi weblog