“Capitale umano” e discipline umanistiche

Nella pagina di “editoriali&commenti” del ‘Corriere della sera’ del 5 marzo 2021 è uscito un articolo molto interessante di E.Galli della Loggia dal titolo “L’ideologia che penalizza le discipline umanistiche”. La tesi di fondo di Galli della Loggia si può concentrare in questo passaggio: “la definizione suddetta (leggi: la definizione dell’OCSE di capitale umano) si adatta quasi esclusivamente a discipline dell’area tecnico-scientifico-economico e quasi per nulla alle discipline dell’area umanistica. Per chiarire, la definizione di cui si sta parlano esposta dall’OCSE è la seguente: «per ‘capitale umano’ s’intende «l’insieme delle conoscenze, abilità e competenze che facilitano la creazione di benessere personale, sociale ed economico». Di conseguenza e naturalmente, negli snodi cruciali di passaggio e orientamento tra percorsi di studio, in cui si ricercano i rapporti tra istruzione, competenze e lavoro, si tende sempre di più a mettere in evidenza le maggiori opportunità di rispondere alle offerte del mercato del lavoro a soggetti con titoli di studio in discipline dell’area tecnico-scientifico-economica. L’argomentazione di Galli della Loggia è ineccepibile e dovrebbe incontrare molto interesse negli organismi che rappresentano tutti i settori di impresa e di enti e istituzioni culturali. Personalmente ritengo che sarebbe importante rivedere non tanto la definizione dell’OCSE, quanto ridare maggiore spessore al tipo di competenze in atto nel mondo del lavoro attuale e necessarie per il mondo del lavoro attuale e del prossimo futuro. In questo modo, probabilmente, si metterebbe in rilievo qualità e specificità di figure di alto livello in cui lo studio delle discipline umanistiche e classiche risulta preponderante. Per non ampliare troppo il discorso, mi limito a delineare le competenze di una figura di leadership, che è presente in qualsiasi settore culturale ed economico-finanziario-produttivo. Una figura di leadership si caratterizza per le doti e le competenze di configurare visioni e indirizzi di strategia, per ideare orizzonti e fini alla progettualità, dare valore agli aspetti comunicativi, linguistici e artistico-culturali nelle relazioni esterne, per sapere formare e costruire capacità di formare e guidare team di lavoro, per ampliare, valorizzare le relazioni sociali della impresa. Gli studi classici avrebbero una grande importanza. Ecco, allora che la definizione di “capitale umano” dell’OCSE potrebbe assumere ben altro sfondo di opportunità e peso per le discipline di studio delle nuove generazioni.

Vanni Savazzi weblog