Bonus anno

Il titolo del post non è una espressione dal latino volgare per augurare buon anno ai lettori (che formuliamo in ogni caso, seppur di sfuggita), ma è una espressione presa e riscritta dai giornali in cui si commenta e si riflette sull’anno che ci attende, in relazione al momento difficile per la salute pubblica e alle decisioni di legge in cantiere parlamentare. Personalmente ho particolarmente apprezzato l’editoriale di Sabino Cassese di alcuni giorni fa e il commento di Aldo Grasso di oggi domenica 3 gennaio ’21 sulle pagine de “Il Corriere della Sera”. Aldo Grasso parla del 2021 come dell’anno dei bonus e della minuteria più ampia di oggetti con i relativi rimborsi ai cittadini, Cassese analizza a fondo l’impianto e la visione d’insieme dei progetti che saranno presentati in sede europea per i finanziamenti della Next Generation. Entrambi gli articoli hanno un nodo comune e molto importante: la visione miope e di breve durata dei provvedimenti, la totale mancanza di visioni per progettare e migliorare il futuro del nostro Paese. Non ci sarebbe da aggiungere altro, tanto è palese l’inadeguatezza della politica per ridisegnare il futuro dei nostri giovani. Anzi, non c’è alcun disegno, nemmeno una bozza: ai nostri giovani resteranno soltanto debiti sulle spalle, molto forti, se si pensa al rapporto della popolazione nei prossimi decenni tra persone mature e anziane e persone giovani. Impossibile aggiungere qui qualcosa di nuovo o di diverso, se non associare a un bonus la figura di emblema di tutta la numerosa articolazione di tali provvedimenti rispetto al futuro: il bonus di facciata. Ebbene, sarà riconosciuto un bonus per i lavori di facciata agli edifici dei centri storici. Questo tipo di bonus dice che basta rifare o ristrutturare la facciata e non tanto la struttura di un edificio in centro storico per la restituzione dei soldi. Non importano le condizioni di tutto l’edificio e non interessano nemmeno le facciate delle case delle periferie: tanto si sa, sono talmente tante e talmente malmesse e brutte, che non varrebbe nemmeno la pena pensarci, visto che i soldi non basterebbero per compensare chi cambia la manopola del lavandino. Ciò che importa è una buona intonacatura di un bel palazzo del centro per produrre effetti gradevoli.

Vanni Savazzi weblog