Questione di esportazione o altro?

In questi giorn,i molti giornalisti e studiosi riscrivono su diverse testate una idea diffusa e comune che si centra su questa interpretazione della idea di “governo di un territorio/comunità”: la democrazia non è esportabile. Quali sono le ragioni fondamentali di questa interpretazione? In sintesi, gli argomenti, che fondano questa convinzione, sono: ciascun popolo ha avuto una propria storia millenaria, ha costruito nel tempo una propria storia, propri e specifici modelli di cultura, di visione religiosa, di relazionalità e socialità, di vita individuale, familiare e di vita comune, di stili di pensiero e di visioni del mondo, per cui è impensabile che un modello nato e sviluppato in alcuni paesi del mondo possa essere imposto anche con la guerra o portato da fuori a modello con altri metodi/strumenti misti tra convincimento forzato, pressioni di altra natura e controllo militare in tutti gli altri paesi del mondo. Queste interpretazioni e visioni sulla non-esportabilità della democrazia non mi trovano pienamente d’accordo. Prima di tutto, non mi convince il pilastro di queste visioni: il principio di “esportabilità”. Perchè poggiare un principio di vita e amministrazione sociale su concetti e princìpi che richiamano la “trasmissione tecnica” e la “vendita-scambio” in contesti militari ed economici. La democrazia non è nel catalogo della merce e non può/deve essere associata alle azioni della esportazione, la democrazia non può/deve essere associata alle evoluzioni storiche, alle credenze o alle tradizioni di una presunta cultura. La democrazia non è merce di esportazione, allo stesso modo non è semplicemente una forma opzionale di governo e di amministrazione di pari peso/valore alle abitudini e alle storie antropologiche. La democrazia è un principio, un valore etico fondamentale, universale, assoluto, non confutabile basato sul valore assoluto e universale della uguaglianza di tutti gli uomini della Terra, in senso biologico e morale. La democrazia è un valore connaturato alla esistenza dell’individuo e all’esistenza di un gruppo sociale. Il governo e l’amministrazione delle azioni di qualsiasi gruppo sociale in qualsiasi parte della Terra deve essere universalmente riconosciuto come “democratico” e qualsiasi degenerazione è da ritenere illegale universalmente. L’essere umano è identico a sé stesso, salvo qualche variante irrilevante e l’uguaglianza caratterizza questo “essere vivente” unico per le proprie identiche caratteristiche della mente e distinto da tutti gli altri esseri viventi sulla Terra. I rapporti sociali di qualsiasi essere umano sono basati sulla parità di diritti e di doveri; i diritti e i doveri sono reciproci nelle relazioni tra persone su qualsiasi area geografica del mondo; il dovere universale obbliga ciascun essere umano al rispetto dell’altro da sé. Questo valore assoluto della eguaglianza deve essere garantito a tutti gli uomini sulla Terra e deve essere garantito con qualsiasi mezzo. La guerra è lo strumento finale con cui deve essere imposto ad ogni costo questo principio fondamentale e universale. Per difendere questo principio etico in qualsiasi Paese della Terra sono prioritarie le azioni che mettono in pratica questo valore soprattutto soprattutto nei contesti del lavoro per la sopravvivenza e per lo sviluppo materiale negli ambiti economici di produzione e scambio. Ecco allora che il problema storico di certi Paesi in cui non viene garantita l’uguaglianza, i rapporti sociali ed economici devono essere corretti nei rapporti tra popoli, attraverso lo strumento della giustizia e primariamente sui comportamenti individuali. Proprio in molti Paesi in cui è diffusa e imposta la disuguaglianza e la violenza sui più deboli, i dominatori-governanti si arricchiscono di soldi e di armi esportando agli individui dei Paesi più ricchi merci e prodotti illegali, prodotti che aggrediscono la salute degli individui oppure lavorando senza diritti. Ecco, la vera guerra va esportata per bloccare ogni atto che porta ricchezza ingiusta e illegale a vantaggio proprio dei molti straricchi e dei molti malati di dipendenza da sostanze illecite, che risiedono tutti proprio in Paesi cosiddetti democratici, ricchi soltanto di denaro e poverissimi di cultura e di sapere. Per concludere, dunque, discutere di esportabilità non serve a nulla e porta soltanto danni, la democrazia può ampliarsi naturalmente in ogni parte del mondo soltanto facendo la guerra alla ricchezza smodata e ingiusta di pochi a danno della maggioranza degli uomini.

Vanni Savazzi weblog