Il sussidiario

Ho letto la bozza di Decreto per il Rilancio emanato dal Governo per far fronte alla pesante situazione economica che si sta manifestando e che soprattutto caratterizzerà i prossimi mesi e forse anni del nostro Paese. La situazione è grave di per sé ma soprattutto nel nostro caso per il pesante carico di debiti che ci portiamo appresso da anni e che rischia di annullare tutti i tentativi di ripresa. Il Decreto è un testo complesso, lunghissimo (di 474 pagine!) e intricatissimo da analizzare e da comprendere per i numerosi riferimenti e rimandi. Giornalisti esperti e competenti delle maggiori testate italiane hanno detto in merito che sembra scritto da teologi medievali o da ostrogoti. A parte questo dato, è difficile in poco tempo esprimere giudizi sulla impostazione di fondo del Piano che i critici esperti di economia, finanza e scienze sociali stanno dibattendo: è un piano che punta sulla ripresa a lungo termine e sul rinnovamento del modello di sviluppo ed economico del Paese oppure sulla compensazione dei danni subiti da tutti i cittadini e da tutte le imprese a seguito del blocco delle attività e della chiusura di luoghi pubblici e di lavoro in tutto il Paese? La linea di giudizio che sembra prevalere con molta evidenza è negativa in quanto il Piano è centrato più sui sussidi che sui piani e programmi di cambiamento. Non sono certamente in grado di andare a fondo su questo, anche perché servono competenze che non ho sui temi di economia, finanza, di interessi, di scelte politiche a livello globale e di organizzazione industriale, tuttavia dalla semplice pur se accurata lettura attenta di tutto il testo, alcune domande molto semplice sono emerse spontaneamente. Il numero di capitoli e paragrafi dedicati ai famigerati bonus e incentivi di acquisto e ai compensi per i recenti e continui mancati guadagni sono di gran lunga prevalenti rispetto a tutto il resto, ma emergono osservazioni obbligate sul senso che molti bonus e incentivi hanno sulla ripresa economica. Ad esempio, cosa c’entrano i bonus e gli incentivi per comprare biciclette, cambiare la caldaia? Cosa c’entra dare compensi per andare in vacanza o sistemare il giardino di casa? Citiamo poche domande per non farla lunga, ma il taglio è questo e molto articolato. D’accordo, il meccanismo tra acquisto di un servizio e la produzione e vendita di tali prodotti è evidente ed elementare, ma puntare su questi “spiccioli” per rilanciare tutta l’economia mi pare ne corra parecchio di distanza e di difetto. Riguardo ai temi della formazione e istruzione presenti nel Piano, dedicheremo un altro post.

Vanni Savazzi weblog