Il sistema sanitario regionale funziona?

“[…] la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario [..]”, prevista dalla Costituzione, così come è stata finora costruita nel corso di diverse legislature ha già dato e sta dando anche in questi giorni segnali spesso negativi, in termini di efficienza, coordinamento procedurale, disponibilità di risorse adeguate al problema da affrontare. Ne sono stati recenti esempi gli interventi nelle zone terremotate, nella rete di trasporti, nelle vicende di conflitto tra interessi economici e produttivi (v. le proteste dei pastori sardi), con i nostri politici regionali che spesso non agevolano o addirittura ostacolano un raccordo di sistema per risolvere le questioni, anziché complicarle. Soprattutto in questi giorni, è evidente la distanza di sostanza nell’affrontare una grande emergenza nel settore sanitario tra il personale che affronta “sul campo” i problemi e il personale politico-amministrativo delle sedi regionali che dovrebbe coordinare e raccordare un problema che è tutto fuorché di carattere territoriale. Proprio in questi giorni, forse la domanda più importante decisiva è quella di capire se davvero il sistema sanitario regionale abbia ancora motivazioni, capacità, organizzazioni e risorse per funzionare oppure se è questione più profonda capire se un sistema sanitario possa essere affidato autonomamente a singole ragione. Insomma, sul sistema sanitario, come principio e come sostanza dei fatti, si può tollerare ancora una autonomia, che finora ha solo dimostrato grandi differenze di efficienze, capacità ed economia nel dare un servizio equo a tutta la popolazione del Paese? E’ ancora concepibile che un cittadino abbia un servizio migliore (visite specialistiche, costi, competenze mediche..) di altri cittadini che abitano in regioni diverse sul sistema sanitario (come del resto abbiamo sentito anche nelle recenti campagne elettorali, senza che nessuno facesse una piega)? Se ne potrà discutere non appena le emergenze saranno risolte, ma temo che la risposta allo stato delle cose dimostrate sia e rimanga negativa nell’accettare un sistema territoriale per garantire il diritto alla salute dei cittadini allo stesso livello di qualità e coordinamento e non giocarla su sistema che funzionano in modo disparato e casuale!

Vanni Savazzi weblog