Formazione continua, inclusione e competenze: le nuove sfide secondo il CNEL

Il documento del CNEL pubblicato il 20 febbraio 2020 [v. il documento nel Menù “Pagine e saggi”] mette in evidenza criticità molto profonde e suggerisce indicazioni concrete per far fronte alla crisi sistemica di formazione, crisi sociale e lavoro del nostro Paese. Gli argomenti portanti del documento si sviluppano su alcuni punti-chiave alla radice dei nostri problemi per delineare obiettivi chiari e imprescindibili e le linee di indirizzo per raggiungerli. I punti-chiave problematici del Paese sono indiscutibilmente evidenti: 1) tasso di investimenti sulla formazione e sulla ricerca tra i più bassi del mondo; 2) alta percentuale di giovani esclusi dalla formazione e dal lavoro e di giovani con alta formazione che emigrano, spopolamento complessivo; 3) blocco della mobilità sociale nel contesto economico-lavorativo; 4) disfunzione e distanza tra le politiche orizzontali dei Ministeri e verticali tra scelte e servizi nazionali, regionali e territoriali. Il documento del CNEL indica gli obiettivi e le linee per rimettere in sinergia le politiche necessarie per dare futuro alle nuove generazioni e miglioramenti economici per il Paese. Chiaramente il punto di avvio deve essere la volontà di investire in formazione e ricerca, in servizi e strutture per raggiungere i tre obiettivi fondamentali: formazione continua, istruzione (le politiche nazionali) e servizi integrativi territoriali per sostenere, affiancare e accompagnare il percorso formativo degli studenti, ristrutturare in modo sinergico, rendere flessibili in base a bisogni e contesti i sistemi scolastici, l’offerta formativa. Le priorità da affrontare riguardano: inclusione, uguaglianza ed equità di policies (orientamento), opportunità e accessibilità per tutti (parità di accesso) e un sistema formazione continua dall’infanzia all’età adulta nei percorsi scolastici, formativi, universitari e nel lavoro (formazione e apprendimento continui). Gli aspetti importanti del documento riguardano sia la mappa semantico-procedurale dei vari termini, sia l’indicazione precisa di strumenti e di  azioni per migliorare la sinergia delle politiche. In particolare, i concetti di orientamento, inclusione e formazione continua rientrano in un campo semantico molto più ampio e non ristretto semplicemente al momento della scelta di passaggio da un percorso scolastico all’altro, ma coinvolge la continuità di rapporti tra la realtà produttiva e le opportunità formative anche durante un percorso scolastico o lo svolgimento di una determinata occupazione. Nel secondo aspetto il documento propone specifici servizi da introdurre e la riorganizzazione funzionale, la ridefinizione innovativa e la valorizzazione di istituzioni o settori formativi, in un organico nel disegno a supporto della formazione-occupazione della persona. Una proposta molto importante, fondamentale, a mio avviso, riguarda l’introduzione del portfolio formativo digitale dello studente, che dovrebbe servire anche a rendere visibile tutto i percorso di iscrizione, frequenza, variazione, abbandono e uscita nel sistema scolastico dello studente. Tale strumento potrà assumere anche la forma di portfolio formativo-occupazionale del cittadino che potrà essere messo in relazione con le più diverse opportunità di conoscere le richieste occupazionali e anche le opportunità formative di aggiornamento o riqualificazione delle competenze. Visti in questo sfondo e in questi orizzonti di reti di conoscenza, le azioni in termini di orientamento e alternanza scuola-lavoro come attualmente sono interpretati e gestiti assumono significati di senso e aprono percorsi e idee di gran lunga più adeguati ad affrontare le sfide dei nostri tempi per i formatori e gli studenti. 

Vanni Savazzi weblog